giovedì 28 febbraio 2013

Interludio - In viaggio

Lacrima: - Poiché in base al mio credo è fondamentale che noi andiamo d'accordo, nano, ritengo opportuno spiegarti alcune cose sul caos delle quali sembri essere all'oscuro relativamente alle streghe che abbiamo incontrato l'ultima volta.
Le streghe che abbiamo ucciso servivano Slaanesh, la dea del piacere portato all'eccesso che sfocia nel sadismo.
Per la verità non è ancora chiaro se Slaanesh sia una divinità femminile o sia un ibrido fra maschio e femmina. Salanesh è servita da demonette che portano alla perdizione gli uomini per poi dilaniarli con i loro artigli, dopo averli fatti impazzire. Le demonette a volte cavalcano enormi bestie serpente.
I suoi demoni maggiori, i custodi dei segreti, sono orrende creature con quattro braccia e spesso sono l'incrocio fra una creatura antropomorfa ed un toro, sebbene in alcuni casi abbiano aspetti femminili orrendamente distorti.
I seguaci di Slaanesh prediligono la manipolazione mentale e l'intrigo e i marchi della mutazione di Slaanesh sono prevalentemente code di rettile, tentacoli e chele. Slaanesh è solo una delle quattro divinità principali che governano il caos, ma per ora è meglio che tu ignori i nomi delle altre.
Ci sarebbe molto da sapere sui poteri pernisciosi del caos, ma preferisco per il tuo bene tenerti nell'ignoranza su tali argomenti, poiché ciò che non sconosci non può contaminarti. -

Ciacco: - Posso intuire che l'intelletto di una donna di chiesa sia superiore a quello di un nano di bassa lega come me, ma non credere che io abbia paura di udire il nome di qualche altra divinità del caos, io sono un NANO e il caos non mi avrà mai! MAI!
In ogni caso dopo l'ultima avventura avuta in quel villaggio credo che mi fiderò un po' di più di te e metterò la mia ascia pronta ad uccidere qualsiasi mostro tu mi dica, tanto per poter dormire la notte senza pensare alla mia onta.
Come i nani si sono fidati di forgiare un martello per Sigmar io mi fiderò di una sigmarita!  -

Lacrima: -Non allargarti troppo nano...-

domenica 24 febbraio 2013

Strane amicizie


Se fossi veramente il pellegrino che voglio far credere di essere (riuscendoci peraltro piuttosto male, visto che ogni tanto proprio mi scappa una palla di fuoco o una corona di fiamme), presterei molta attenzione a vagare per questi boschi. Tanto per cominciare, piove. In second'ordine, si incontrano quasi quotidianamente uomini bestia, servi del male, mutanti, fantasmi, mannari ed amenità consimili. Può essere poco simpatico, se uno non sa almeno lanciare qualche proiettile infuocato, o qualcosa di equivalente.
Questo lo segnalo in caso abbiate voglia di darvi all'escursionismo e vi sorrida l'idea di scegliere proprio le selve di Altdorf: ripensateci.

Dopo aver sconsacrato il tempio di Tzeenich nella locanda nella quale avremmo dovuto passare una tranquilla notte all'asciutto, ci siamo avviati per proseguire lungo la nostra strada. Strada che era perfettamente segnata, ma fangosa, sicché il nobile von Baracca si è offerto di insegnarci una scorciatoia verso il successivo posto di tappa: siamo stati fortunati a ritrovare la strada fangosa dalla quale eravamo partiti, ma solo quando oramai imbruniva – e pioveva ancora. Abbiamo così deliberato di ripararci in un tempietto votivo.
Secondo voi siamo rimasti tranquilli? Figuriamoci! Alla mattina ci ha visitato un signore con la gola squartata, una mano mozza e vari sventramenti in corpo: non ci abbiamo messo molto a renderci conto che si trattava di un fantasma molesto, che ci chiedeva aiuto affinché trovassimo il suo corpo e lo seppellissimo.

Gratis.

Abbiamo discusso a lungo, e alla fine è emerso che mi trovo in un gruppo di dannati moralisti. Io capisco mio fratello che ha un feeling speciale con i trapassati, ma gli altri? Per il momento, visto che pioveva, ho almeno convinto i compari a passare la notte al riparo e a pensare alla questione l'indomani mattina.
Anche in questo caso, siamo stati strappati ai nostri sonni anzitempo, ma – se non altro – non per una minaccia, bensì per la graziosa presenza di una fanciulla dai tratti felini che camminava lungo la strada. L'unico aspetto poco carino della fanciulla era il suo puntarci un arco contro. Comunque, presto arrivammo a più miti consigli. Von Baracca, del resto, nei primi tre minuti di conversazione le aveva già raccontato del tempio del male, del fantasma e di ogni particolare riguardante la nostra situazione: c'era davvero da augurarsi che la tizia non fosse una malintenzionata!
Ad ogni buon conto, condividevamo la meta: la successiva cittadina sulla strada. Per noi, una tappa, mentre lei vi si recava a riscattare il suo fidanzato, catturato in quanto ladro di polli – a suo dire.

Nel viaggio e nei primi momenti in città, accaddero alcuni episodi significativi:
-        il nostro amico fantasma continuò a comparire ad ore alterne, e in effetti dopo un po' più che far paura cominciava a rompere le scatole. In effetti, cominciammo a chiedergli di darsi una calmata, perché stava diventando insistente. Lui, educatamente, si scusò, dicendo che non era ancora in grado di controllare il proprio potere. Questi fantasmi sono proprio da educare!
-        In tutto questo, il fantasma continuava a non ricordarsi nulla della sua esistenza.
-        Alla prima apparizione in presenza della ragazza, venne fuori che il nostro trasparente trapassato era proprio colui che aveva arrestato il rubagalline fidanzato con la nostra compagna di viaggio. Vi lascio immaginare la caciara. Mai avevo visto uno spettro sparire così in fretta!
Giunti in città, la ragazza si recò – sola – a pagare la cauzione, ma poco dopo venne a raccontarci che gli sbirri avevano tenuto il denaro e si erano rifiutati di rilasciare il rubagalline. Per la solita questione del cuore d'oro di una parte consistente del gruppo, decidemmo di aiutarla, e addirittura il nostro amico spettro decise di contribuire, con la chiara speranza di ingraziarsi la pollastrella.
Apparve in tutta la sua presenza terrorizzante alle guardie del carcere, le quali fuggirono terrorizzate, lasciando spazio libero a Von Baracca di introfularsi nell'edificio per liberare il rubagalline. Disgraziatamente, si soffermò anche un po' a indagare per verificare che la nostra amica avesse veramente lasciato i denari ai carcerieri, ma non trovò un soldo: in compenso, le guardie fecero in tempo a tornare con i rinforzi, a vederlo, riconoscerlo e quasi a catturarlo.
Per fortuna, a questo punto il rubagalline e la sua findanzatina (che si rivelarono essere due gatti mannari), grati a noi e all'amico pallido per la liberazione, decisero di darci una mano: tornarono sul luogo nel quale avevano l'ultima volta incontrato il trapassato in vita alla ricerca del suo cadavere. Non lo trovarono, ma ci riportarono in un sacchetto la mano che gli era stata mozzata e ci diedero precise informazioni su come raggiungere il posto dove l'avevano trovata.
Ci avviammo: il nostro fiuto già presagiva un nuovo scontro con il Caos.

Inoltre, dovevamo assolutamente dare una degna sepoltura a quell'anima tormentata (e tormentante).

venerdì 22 febbraio 2013

Di zotici e pagani

Mi trovo seduta su un carro traballante guidato da uno sventratore, Ciacco, diventato mio malgrado un compagno di sventura. La mia fede mi impone di essere cortese con i nani, ma è difficile essere cortesi con uno sventratore ubriaco in generale e con questo nano in particolare. È anche difficile scrivere su un carro traballante.
Ora sono sola con persone rozze e ignoranti che non hanno avuto problemi nello scuoiare un uomo bestia per ricavarne una pelliccia per l’inverno.
Mjolnir è ancora con me e dovrei ammettere che lei e il nano forse mi hanno salvato la vita. Ho indubbiamente commesso molte colpe se sono condannata da un voto ad un morto a vegliare su di una Ulrichita. Sto cercando di dirmi che ogni sussulto e sobbalzo che il nostro guidatore brillo centra sulla strada è una punizione di Sigmar per i miei tentennamenti e per le azioni sconsiderate che hanno portato alla morte di Hildebrad, poiché ad essere onesta non sono stati gli zotici di un villaggio nella foresta ad ucciderlo, sono stata io.
Ho dovuto uccidere una persona che ho imparato a stimare come un padre e un fratello nel corso di un viaggio difficile, ma è stato inevitabile. Il veggente di Morr aveva ragione nell’affermare che assieme con la predestinata Von Hildebrad avrebbe incontrato il suo destino. Eppure dovevo essere proprio io a portarlo a compimento e qual è il mio di destino?
Delle streghe al villaggio lo avevano ammaliato e una volta contaminati dal caos la verità è che lo si resta per sempre, qualunque cosa dicano quelle eretiche infami sul fatto che sia solo un effetto temporaneo. Ho dovuto difendermi e togliergli la vita, quell'uomo era ben oltre ogni possibilità di redenzione.
Ho dovuto torturare e uccidere troppe persone in una notte sola. Il peggio è che il prete del villaggio sapeva delle streghe e aveva lasciato correre per anni pur conoscendo la verità. Voleva addirittura aspettare un’intera giornata ad esorcizzare l’ultimo malcapitato, una povera vittima delle circostanze. Temo che questo tentennamento porterà terribili conseguenze.
Chiaramente sono eretica, per provare sdegno per i preti pusillanimi che continuo ad incontrare. Se non riuscirò ad ottenere giustizia a Marieburg purtroppo dovrò scrivere al Priore Von Honkelstaff, anche se speravo di sfuggire definitivamente dalle sue grinfie.
La vicenda è stata orribile e non ho dormito e neppure Mjolnir non a preso sonno, l’unico incosciente che ha dormito beato sotto gli effetti di una sbornia colossale è stato Ciacco.
Lacrima.


(breve sintesi di una pessima partita di cui per la verità nessuno di dei due giocatori  aveva voglia di parlare, ma the show must go on e no il master non è Kuduk)

sabato 16 febbraio 2013

Mjolnir - La furia del Lupo Bianco

Mio padre racconta ancora la terribile battaglia di vent'anni fa contro le forze del caos. Centinaia di predoni guidati da uno stregone, alcuni dicono che ci fosse di mezzo anche un demone ma probabilmente sono solo spacconate da berserker, un po' come fanno i pescatori vantandosi della preda. Fatto sta che le loro forze erano superiori alle nostre e molti guerrieri non tornarono alle loro famiglie. Mio padre giurò a Ulric che se fosse tornato vivo avrebbe votato a lui il suo primogenito perchè diventasse il suo campione.
Ulric deve avere un acuto senso dell'umorismo, perchè mia madre un anno dopo diede alla luce una bambina, ma del resto un voto è un voto e mio padre decise di onorarlo: fui chiamata Mjolnir, che nella mia lingua significa 'colei che polverizza'.
Fin da piccola mi addestrò nell'arte della guerra, prima con legni e rami secchi, poi con piccole armi giocattolo. Io imparavo in fretta qualsiasi cosa, ma ciò che prediligevo e a cui ero più portata era l'uso del martello, per mio padre la cosa era naturale, del resto mia nonna diceva sempre che il destino di una persona è segnato dal suo nome.
Dopo anni passati a imparare l'uso delle armi arrivò per me l'età adulta, o almeno quella che era designata come età adulta per i maschi, il momento in cui mio padre avrebbe realmente onorato il suo voto ad Ulric: il rito di iniziazione come berserker, per diventare a tutti gli effetti una guerriera votata al Lupo Bianco.
Quando arrivammo al circolo di pietra era già presente tutta la comunità. Vedendomi vestita con l'abito cerimoniale, i fratelli d'armi di mio padre iniziarono a schernirlo, così come i loro figli schernivano me. Entrambi tenevamo la testa alta, sicuri delle nostre intenzioni, ma il consiglio dei saggi diede retta alla folla e decise che non ero degna di servire Ulric in battaglia, che una femmina avrebbe portato disonore nelle file dei berserker in quanto non si era mai vista una donna in preda alla furia del Lupo Bianco.
Per mio padre fu un colpo al cuore. Non sarebbe stato in grado di onorare la promessa fatta in cambio della vita quattordici anni prima. Mi prese per mano e tornammo a casa, entrambi delusi e afflitti.
Pochi giorni dopo Ulric venne a reclamare il suo campione.
Era notte quando sentii ululare e raspare alla porta. Svegliai in fretta mio padre e mi precipitai fuori. Un grande lupo bianco mi fissava con i suoi occhi rossi, ringhiava ma non mi attaccava, anzi retrocedeva verso il circolo di pietra dove si erano radunati i paesani, prima svegliati dagli ululati, poi increduli alla vista della bestia. Non aveva attaccato nessuno, e nessuno si sarebbe sognato di attaccarlo: il lupo bianco è un animale sacro ad Ulric. Senza rendermene conto seguii il lupo fino al circolo di pietra, e quando fummo esattamente al centro mi balzò addosso.
Di ciò che accadde dopo non ho ricordi, ma la gente che era lì racconta che lottai a mani nude con il lupo, occhi dilatati e bava alla bocca, ringhiando e graffiando e azzannando come fossi lupo anch'io: "non si era mai vista una donna in preda alla furia del Lupo Bianco"… Fino a quel momento. Quando ripresi coscienza di me il lupo giaceva morto al mio fianco, sentivo il sapore del suo sangue in bocca e mi misi a piangere per lui. Mio padre corse da me, prese fra le braccia me e il lupo e ci portò a casa.
Il giorno dopo il consiglio dei saggi fece radunare tutta la comunità. Stavo in piedi al centro del circolo di pietra, con la carcassa del lupo fra le braccia come un grosso pupazzo, esattamente dove l'avevo ucciso, in attesa che decidessero della mia sorte. Ero sicura che sarei dovuta morire lì per l'affronto fatto a Ulric nell'uccidere l'animale a lui sacro, ma non fu così: i saggi dissero che Ulric aveva mandato la creatura perchè il voto di mio padre fosse onorato, e con la sua uccisione per mano mia avevo conquistato il diritto a diventare una sua guerriera. Per quanto riguarda il lupo, avevo il diritto a vestirne le pelli avendolo ucciso con le armi datemi dalla natura, come è tradizione. Mio padre mi aiutò a scuoiarlo e farne un mantello che porto ancora oggi, poi fece forgiare dal fabbro un martello a due mani su misura per me con inciso il simbolo di Ulric e le parole 'sarò la tua arma'.
La storia potrebbe essere finita qui, ma c'è dell'altro: il caos striscia nel cuore degli uomini e vi deposita semi di invidia e odio. Ciò che vi seguì non è cosa degna di essere raccontata. Fui obbligata ad andarmene, fuggii verso sud, vagando da un posto all'altro, finchè non mi trovai sola in una foresta con uno zelota e una donna della quale non so se potermi fidare.
Poi incontrammo degli spaccalegna ed ebbe inizio l'orrore...

lunedì 11 febbraio 2013

L’inizio del viaggio

Come ho già detto molto devo aver peccato poiché molto Sigmar mi ha punito in passato e molto devo punirmi io ora per riacquistare la sua grazia. Devo frustarmi per le colpe dei mie genitori che mi hanno ceduta alle eretiche, per le colpe delle mie consorelle che mi hanno educato erroneamente, per la mia colpa poiché ancora non riesco a vedere l'eresia che certo deve esserci negli insegnamenti di quelle donne e per le colpe che commetterò, poiché non avrò pace fino a quando il sangue del priore Von Honkelnhstalff non macchierà le mie mani, così come un tempo il mio sangue ha macchiato le sue.
Molti dicono che sono molto fortunata, ma in realtà ho solo imparato la lasciarmi guidare dalla voce del mio Dio e accettare i suoi suggerimenti.
Poi ho conosciuto Hildebrad Van Ebberrok, il cenobita, l'unico uomo fino ad ora che abbia dimostrato un totale disinteresse per le mie grazie e che abbia cercato di insegnarmi qualcosa sulla sua fede, che fosse diverso dal semplice complimentarsi per come io sappia accogliere nella mia bocca un uccello.
Hildebrad ha acconsentito a prendermi come accolita per seguirlo in una sua peregrinazione. Un santone di Morr gli ha comunicato una visione su una ragazza, insistendo con forza e veemenza perché lui andasse a cercarla. Mi ha detto che è una predestinata, anche se neppure lui sa a cosa. L'uomo che ha ricevuto il sogno gli ha detto di andare in un certo luogo e che li avrebbe capito cosa cercava. Una volta arrivato non ci sarebbe stato equivoco.
Questo mi ha portata per settimane a vagare nelle foreste infestate da tafani e zanzare, al punto che quasi preferisco la lussuria e l'avarizia dell'alto clero, se questo è il prezzo della libertà. Poi Hildebrad ha trovato quello che cercava, una donna impaurita, eppure una guerriera, e anche la sua morte per mano di contadinotti rozzi e ignoranti.
Ora senza più una guida la strada sarà lunga, non ho ancora una direzione e non sono così sicura di volerla percorrere con questa ragazza.
Lacrima.

domenica 10 febbraio 2013

Notte di sangue


Pioveva, in quel bosco infame, e noi eravamo senza carrozza. Io mi bagnavo. E quando mi bagno, divento di cattivo umore, così finisce sempre che distruggo un tempio del Male abbrustolendo gli adoratori dell'empietà, o cose del genere.
Questo, abitualmente, migliora un po' il morale, specie se contestualmente trovo un posto asciutto.

Perché mi trovavo in un bosco infame sotto la pioggia, senza carrozza? Perché io e mio fratello siamo troppo galanti, e invece di perquisire le belle donne, portiamo loro rispetto. Così finisce che loro tirano fuori dalle gonne una fiala di sonnifero, ci addormentano e scappano fra gli alberi con il loro amante ricercato, non prima però di avere ucciso il cocchiere, sicché la carrozza esce di strada e si distrugge.
La prossima volta, bisognerà indagare sotto le gonne delle belle donne che incontreremo, in un modo e nell'altro.

Però non mi voglio soffermare oltre: quel che conta è che all'ora di cena, invece di essere davanti ad un bel fuoco, io, mio fratello e von Baracca ci trovavamo in mezzo alla foresta, fra gli ululati dei lupi (o degli Uomini Bestia, a dar retta a mio fratello, che però vede sempre tutto nero) e sotto la pioggia. Per fortuna, in un paio d'ore di cammino raggiungemmo un'osteria, uno di quei posti di tappa che si trovano lungo le strade.
Ci credereste? Quei disgraziati da dentro non volevano aprirci! Volevano lasciarci sotto la pioggia! Ce ne sarebbe stato abbastanza per mettere a ferro e fuoco quel letamaio di osteria, anche senza quel che avremmo scoperto dopo, ma prima che la mia ira diventasse insopprimibile, l'oste, un uomo enorme, si decise ad aprirci.
Entrammo, e poco dopo decidemmo di uscire, senza aver toccato cibo. Troppi particolari inquietanti ci misero all'erta: un inserviente deforme puliva il pavimento con uno straccio intriso di sangue; il guardiastrada che sembrava tanto amico dell'oste aveva, a sua volta, una giubba con una macchia di sangue sulla schiena; i cavalli, nella stalla, erano inquieti.

Tuttavia, non avevamo nessuna intenzione di allontanarci: quello era l'unico posto asciutto dove dormire nel raggio di non so nemmeno quante miglia, e noi eravamo a piedi, salvo von Baracca. Rientrammo, dunque, da una porticina secondaria – incredibilmente aperta – e ci infilammo nella stalla. Qui avemmo la conferma di ogni dubbio: c'era un cadavere recente, e, molto peggio, c'era un orribile mutante, mezzo uomo e mezzo ragno, che fuggì rapidissimo a chiamare rinforzi. Prima che arrivassero, comunque, mio fratello riuscì, con le sue arti magiche, a scambiar quattro parole con il morto, scoprendo che avremmo dovuto affrontare quattro schiavi del male: il mutante, l'oste, il (finto) guardiastrada e l'inserviente deforme.
Quanto al deforme, fu mandato avanti a parlamentare, e il nostro amico pistolero gli fece esplodere la testa con un preciso colpo.
I suoi compari interpretarono questa nostra risposta come una scarsa disponibilità al dialogo, così provarono a dare fuoco alla stalla, nella quale ci eravamo rifugiati, ma noi uscimmo agevolmente da una botola, e già che ero di strada incenerii il mutante con una palla di fuoco.
I due sopravvissuti pensarono bene di fuggire, accennando ad un rito da compiere: perdemmo le tracce del guardiastrada, mentre l'oste (anzi, il presunto oste, perché i veri proprietari della locanda erano incatenati nelle cantine, come avremmo scoperto poco dopo) si rifugiava nella taverna. Lo incalzammo, scendemmo nelle cantine, dove trovammo un passaggio segreto aperto: sotto, era celato un tempio di …. .
Era nostro dovere distruggere quello scempio – nel cuore dell'Impero, poi! Così, scendemmo le scale, e ci trovammo di fronte alle statue blasfeme del Dio, attorno alle quali il presunto oste ed un altro mutante con il volto di scheletro stavano officiando qualche rito. Una pistolettata al cranio dell'uno ed una palla di fuoco all'altro interruppero la cerimonia.
Troppo tardi: la statua si mutò in un Orrore Rosa, che fece per attaccarci. Mio fratello pose presto fine al diverbio con l'aiuto della sua Falce di Tenebre, prontamente evocata. Falce utile anche a distruggere l'altare della divinità.
Per completare la purificazione del tempio, procedemmo inoltre a depredarlo delle ingenti ricchezze che vi si trovavano, ripromettendoci di utilizzarle in modo più utile (salvo un po' di pesanti scellini che donammo ai tavernieri – quelli veri – sopravvissuti): non per finanziare le oscure pratiche di un Dio malvagio, ma per sostenere le intrepide imprese di baldi eroi.
Noi stessi.

Lacrima - Giocattolo di un abate

Potete chiamarmi Lacrima, per ora sono solo una penitente, una povera ragazza sperduta nelle terre del Middenland, ma mi sono ripromessa che arriverà il giorno in cui si parlerà di me con un sussurro chiamandomi “la mano sinistra di Dio”. Un tempo avevo un nome bellissimo, ma ho deciso di scordarlo per recidere quanti più legami possibili con il mio passato, dopo che il teogono Von Honkelnhstalff ha preso la mia verginità.
Nacqui nella regione di Middenland, la mia famiglia mi donò ad un monastero in tenera età, un voto verso Sigmar l'Heldenhammer, il nostro custode, il primo imperatore a riunirci tutti e darci una legge giusta. Ero una bocca di troppo da sfamare, che gente troppo povera ha deciso di cedere per un pezzo di terra e un po' di cibo in dono alle Sorelle Sigmarite.
Solo che le sorelle Sigmarite sono eretiche, colpevoli di essere sopravvissute alla prima distruzione di Mordheim, causata dalla caduta di Bel'Akor l'Oscuro Padrone, e alla seconda ordinata da Magnus il Pio. Colpevoli di conoscere la verità sul demone e sulla cometa, che non era in realtà un monito di Sigmar, colpevoli di aver intralciato i piani dell'inquisizione per la città dei dannati, colpevoli di aver denunciato la verità sulla malapietra, colpevoli di essere trovate nel luogo sbagliato al momento sbagliato. Troppe colpe per un ordine solo.
Sopravvissute, ma poche, sparute e ancora sotto lo scrutinio dell'inquisizione, le sorelle sostengono che in realtà il clero e l'inquisizione mentano su certi avvenimenti del passato. Poiché vi è della verità in questa menzogna, il clero è ancora oggi combattuto tra l'epurare il ricordo del proprio errore e lasciare che le frasi delle sorelle rischino di vagare libere per il mondo.
Nell'impero la conoscenza, ho scoperto, è il peccato più grande che si possa commettere, e per i miei peccati Sigmar molto mi ha punita e so per certo che molto ancora dovrò pagare.
Dalle sorelle ho appreso per la prima volta la storia dell'anello di sant'Horst. Il santo è stato l'uomo che per primo portò nel Middenland la parola di Sigmar, ma la gente non lo accolse in pace, bensì lo uccise e da un suo dente fu ricavato un anello. Ora l'anello è perso, ma nel segreto del mio cuore io spero sempre che un giorno potrò ritrovarlo a dimostrazione che l'eresia fra le sorelle Sigmarite non è così dilagante come ritiene l'inquisizione.
L'inquisizione periodicamente viene a supervisionare l'operato delle poche sorelle rimaste dopo 200 anni, cercando di eradicare con le pinze e con i flagelli le insulse eresie che le matriarche si ostinano a tramandare alle figlie.
Tragedia fu che dopo il supplizio mi trovarono meritevole invece che contaminata. Almeno così sostenne il priore Von Honkelnhstalff. Mi prese con se e il monastero dove mi condusse mi tenne casta e pura fino a quando non avevo l'età giusta perché il teogono potesse prendermi e cogliermi come un fiore in bocciolo, non importava se le sue attenzioni sgradite mi avrebbero fatto appassire. Il corpo di una terzogenita era un prezzo misero da pagare nella spietata logica della politica imperiale e con la morte nel cuore la madre superiora mi aveva preservato per quegli uomini e poi ceduta a loro affinché l'inquisizione distogliesse lo sguardo. L'abate mi voleva per la mia purezza, ma non per preservarla contro le minacce dell'eresia, bensì per godere nel coglierla e privarmene più e più volte.
Alcuni servono nel clero per la loro fede e pietà, altri per l'ingegno e l'ambizione, altri per i soldi dei genitori che li spingono avanti. Scoprii che una conversa serve per necessità e diventa vittima di tutti i desideri di coloro che sono più bravi e meritevoli di lei.
Una donna non può essere umile e mite, come comanderebbero le gerarchie, se vuole fare carriera nel clero: dietro l'apparenza dimessa deve essere forte e intelligente più di una lince, dura e spietata più dell'aspide.
Per allontanarmi dall'ombra dell'abate ho cercato rifugio nella biblioteca nelle ore di studio più affollate e accettato i lavori più umili e indegni, ho fatto la conversa nelle lavanderie, aiutato i monaci nei campi. 'Ora et labora' è un saggio suggerimento, dedicarsi allo studio, alla contemplazione e alla meditazione tanto quanto al lavoro manuale rende la volontà pronta, lo spirito saldo e dona una grande resistenza sia morale che fisica. Ma al ritorno dal lavoro e dallo studio se non l'abate qualche altro prelato era sempre al varco ad attendermi e io dovevo cedere alle sue voglie lascive.
Poi ho scoperto la punizione corporale, nella quale ho ritrovato la saldezza nello spirito per imparare ad ascoltare la voce di Sigmar in mezzo alle distrazioni del mondo.
Continua...
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lunedì 4 febbraio 2013

Introduzione - Mordherim 200 anni dopo

-Che io ricordi - disse il vecchio sfogliando un tomo polveroso che era adagiato pericolosamente sopra una pila pericolante di altri libri e rotoli - e sono abbastanza sicuro, le sorelle Sigmarite avevano un solo monastero, situato dentro il gioiello dell'Ostermark: Mordheim! A differenza di tutto il resto della città tale fortezza non fu minimamente intaccata dalla caduta della stella a 2 code...
Un presagio di Simgar dicono in molti, il carro che fece solcare i cieli a be'lakor in rotta di collisione con la terra secondo pochi eretici, troppo eruditi per essere ancora sani di mente...
Ma chiunque fosse l'oscuro padrone della città questi sono eventi ormai legati al passato...si parla di... minimo 200 anni or sono...
Mi pare così strano ragazza che tu sia interessata a tali avvenimenti.
Le sorelle Sigmarite furono l'unico ordine a comprendere veramente il male legato ai frammenti di malapietra e a cercare di fermare gli incauti cacciatori di "bonapietra"
Il problema fu che a quel tempo tali pietruzze valevano una montagna corone d'oro e la stessa inquisizione le cercava, perché inizialmente si pensava che fosse la "pietra filosofale".
Vedersi intralciare il passo da delle consacrate armate di martello per i cacciatori di streghe fu fastidioso, soprattutto visto che rinfacciavano che quella roba era corrotta et nefanda... fatto stà che il gran teogono del tempo le scomunicò dichiarandole eretiche. Non che significhi molto visto che l'uomo non passò per un modello di santità e rettitudine.
Il tempo passò e le cose cambiarono: dopo la grande invasione del caos Magnus il Pio viene incoronato imperatore ed essendo egli uomo illustre e illuminato si rese immediatamente conto che Mordheim era una piaga intollerabile nel cuore dell'impero . Il fiume Stir alla sorgente è uno dei più puri ma dopo aver attraversato Mordheim le sue acque si corrompevano al pari dei liquami delle fogne di Altdorf. Magnus riunì i più grandi maghi del tempo e ordinò loro di radere al suolo quell'orrore.
Non vi sono cronache scritte nelle biblioteche degli ordini di magia su cosa venne esattamente impiegato per radere al suolo la città, cosa alquanto strana da parte dei collegi arcani. Da da pensare su cosa possano mai aver fatto. Tutti i miei tentativi di erudito di permeare questa coltre di mistero sono stati vani, fino a quando difronte alla violenza di emeriti sconosciuti in un vicolo ho desistito.
Ciò che è certo fu che la città sprofondò in una voragine e l'imperatore Magnus, non ancora soddisfatto, ordinò ai più brillanti ingegneri imperiali di far esondare il fiume Stir in modo da cancellare per sempre la città perduta..
Quella volta la fortezza-monastero non fu risparmiata e sparì assieme all'ordine che lo abitava inghiottito dalle acque.
Di Mordheim è rimasto ben poco, solo qualche rovina diroccata che spunta dalla palude nella stagione di secca dello Stir, della sorellanza invece si ha solo qualche citazione nei più vecchi libri di storia.
Appare comunque strano che un uomo santo e pio come magnus non abbia riconosciuto la veridicità degli avvertimenti delle sorelle riguardo alla malapietra e che esse non siano state avvertite per tempo per scappare alla distruzione.
Inoltre le figlie di molti nobili avevano studiato presso il convento e in alcuni casi persino preso i voti. Di certo uccidendo quelle ragazze Magnus si sarebbe invaso le ire di ben più di un conte.
D'altronde i cacciatori di streghe non apprezzano mai che qualcuno dimostri che sono nel torto, peggio ancora se si tratta di una donna.
Dopo aver soppesato tutto io penso che alle sorelle quasi sicuramente sia stata data la possibilità di continuare la loro vita in altri luoghi, ma in maniera silenziosa e dimessa e sotto lo sguardo vigile di chi voleva che la verità non venisse divulgata, ma temeva in cuor suo i rischi di ottenebrarla completamente.
Probabilmente, conoscendo i sigmariti ora le discendenti delle sorelle si stanno flagellando per le colpe delle loro antenate, quelle reali e ancor più quelle presunte, perché le capostipiti non sono state in grado di dimostrare la veridicità delle proprie intenzioni e ora l'onta ricade su di loro.
Vi soddisfa madamigella la mia riflessione?-
La ragazza sospirò divertita: - Non sei molto distante dal vero, forse per questo dovresti morire, pare che gli avvertimenti ricevuti in quel vicolo non ti siano bastati. -

A caccia di uomini ratto


Gli antichi tunnel della città, scavati secoli or sono dai mastri ingegneri nani, sono ora utilizzati come sistema fognario. Fu durante l'assedio di Archaon che questi si rivelarono essere non più un efficiente sistema di smaltimento rifiuti, bensì un pericolo ed un rapido accesso per la minaccia skaven. Costretti a procedere in fila longobarda (per due, ndr), il gruppo evita grazie all'intervento magico di Kyrie, il pericolo delle sacche di gas, abbastanza comuni, che si formano in questi stretti spazi. Brokk, a suo agio qui meglio che in superficie, segue facilmente le tracce lasciate dal nemico. In prossimità di quello che sembra essere il covo delle blasfeme creature, Brokk, incurante del fatto che Waldon stava organizzando una strategia offensiva, perde la testa e si lancia alla carica, obbligando gli altri a lanciarsi dietro di lui per non lasciarlo solo. Purtroppo l'irruenza del nano mette in allarme gli abitanti della tana, un gruppo di sei Skaven, servi di un assassino Skaven. Lo scontro è molto duro, gli uomini ratto più abituati a combattere negli spazi angusti mettono in difficoltà gli eroi, il supporto di Eldril e Sigfried si rivela determinante le loro armi da distanza feriscono i nemici e Brokk, ferito gravemente riesce a falciarli facilmente tutti, anche il capo, ma non prima che questi riesca quasi ad uccidere Von Castellan con un dardo avvelenato. Messo a soqquadro la tana degli skaven però, gli eroi rinvengono solo poche monete e la cornice della reliquia di Sigmar, della reliquia vera e propria non vi è traccia. Fatto rapporto al comandante Shutzman della missione, una domanda alberga nella mente degli eroi prima di addormentarsi: chi c'è dietro tutta sta faccenda?

domenica 3 febbraio 2013

3 Cadaveri


3 corpi: un nano, una guardia ed uno sconosciuto. Un'unica mano, ma quale movente? Le indagini dei nostri eroi proseguono, ma nonostante ci siano alcuni fattori in comune restano ancore molti i punti oscuri di tutta la vicenda. Dopo aver gironzolato a lungo in città senza per altro avanzare nell'indagine Eldril propone di raggiungere il tempio di Morr e di cercare di capire chi fosse lo sconosciuto. I preti di Morr, inizialmente riluttanti, di fronte ai permessi d'investigazione, concessi agli eroi da comandante Schutzman rivelano che in mattinata sono giunti 3 strani individui che hanno pagato per un funerale di tutto rispetto per il loro amico: Gerhard Kroen. Sulla sua tomba oltre al nome vi era incisa, come volutamente richiesta dagli sconosciuti, la cometa di Sigmar e la scritta O.F., che Kyrie e Frantz riconoscono come il simbolo dell'Ordo Fidelis, un'organizzazione segreta di fanatici zeloti e cacciatori di streghe fedeli a Sigmar. Il mistero s'infittisce ulteriormente e quindi la mossa successiva è l'indagine sul luogo dove è stato rinvenuto il corpo di Kroen. Gli eroi si aggirano di notte nelle strade deserte della città, temendo ad ogni istante un'imboscata, troppi sono i tasselli che si stanno aggiungendo a questa trama intrigata e il pericolo potrebbe essere ad ogni angolo. Sul luogo delle tracce ancora ben visibili di sangue, rendono chiara la scena dell'omicidio. Kroen prima di morire a causa del dardo avvelenato, ha ferito il suo assassino il quale perdendo sangue si è dato alla fuga verso le mura della città, lasciando tracce ovunque. Seguendo appunto queste tracce gli eroi giungono ad uno degli ingressi delle fogne cittadine, vi si introducono e guidati da Brokk vanno a caccia di Topi...