domenica 31 marzo 2013

Gli elfi di Marieburg

Entrare al mercato degli elfi non è stato difficoltoso. Ma anche in stagione di saldi l’abito che io desidero risulta estremamente costoso così come la tunica che vuole Mjolnir. Anche se il mercato è elfico l’impiegata è un’umana e sono andata avanti a lungo a tirare sul prezzo con esiti non molto favorevoli (n.d.a. e ci credo visto che non posso prendermi mercanteggiare per almeno altri 1200 xp perché il master non applica le regole ufficiali come già accennato qui).
Ormai mi ero rassegnata a pagare il dovuto quando veniamo chiamate nel retrobottega per parlare con il titolare. Questi è disposto a darci gli abiti gratis e pagarci se possiamo dargli informazioni sul prescelto di Sigmar. Se poi lo seguiamo sono disponibili anche più soldi. Pare che anche un cacciatore di streghe cerchi informazioni su quell’uomo, era passato nei giorni precedenti chiedendo anche di un fattucchiere. Nuovamente la mia schiena è stata percorsa da brividi, un misto di paura e anticipazione. Chiaramente avevo ragione sul mestiere dell’uomo che avevo visto alle porte della città e aveva fatto cenno di avermi notato.
La curiosità di un elfo per le cose degli uomini è sempre inquietante, non so se la minaccia del caos da sola basti a spiegarle.
Comunque siamo a corto di soldi in una città che si muove solo attorno al denaro, quindi un lavoro fa comodo. Poi forse mi servirebbe anche un’armatura se non voglio rischiare di finire male nel prossimo scontro.
Il mercante elfo ci accenna anche che la pelliccia di lupo bianco potrebbe essere magica e si perde in un mondo tutto suo fatto di conti sul numero di pelli recuperabili e rivendibili. Forse l’elfo ignora che per i devoti di Ulric l’unica persona che può indossare una pelle di un lupo è chi lo ha ucciso con le sue mani. Se mettesse in pratica i suoi piani temo che gli inviati di questa spedizione commerciale si ritroverebbero la testa impalata su una picca.
Lacrima

sabato 30 marzo 2013

La fustigazione

Ogni singolo colpo della frusta è stato un’esperienza lancinante, mentre lo sentivo irritare la pelle e in seguito lacerarla e affondare nelle carni. Ho cercato di trattenere le grida e i singulti, ma come al solito prima del termine, nonostante si trattasse solo di trenta frustate, ero gemente e piangente accasciata contro il palo a cui ero stata legata. Ancora non sono così forte e determinata come vorrei essere e le mie lacrime dovrebbero essere di rabbia e non di supplica perchè il tormento finisca.
Ma ogni gemito e urlo è una liberazione, ogni lacrima e ogni stilla di sangue purga della contaminazione interiore ed è una purificazione. Perciò accetto il dolore affinché mi purifichi e fortifichi sempre maggiormente.
Con l’arrivo del dolore è tornata anche la determinazione nel procedere nel mio cammino, la conferma di aver compiuto la cosa giusta nel privare Hildebrad della sua vita per non destinarlo a restare un burattino del caos.
Ora il mio corpo brucia di un fuoco che sembra inestinguibile, il dolore della fustigazione è lancinante, ma questa sera probabilmente sarà attenuato da una tinozza ed un bagno caldo. A volte ho paura di lavarmi troppo e temo che questo a lungo andare mi farà male, ma una tinozza di acqua calda è uno dei pochi piaceri che mi concedo. Va bene sono un po’ insincera perchè onestamente ci sono le vesti, i gioielli e le collane, ma tutto questo nella mia attuale situazione mi è negato. Forse questa sera aggiungerò del sale all’acqua del catino per punirmi dell’indulgenza che mi concedo e della pusillanimità nel voler negare le mie vanità. Sempre che quel nano abbia nel frattempo trovato una taverna in cui abbiano un catino per lavarsi.
Alla fine purificata e rinfrancata nello spirito per quanto ora prostrata nel corpo sono tornata dal patriarca per domandare notizie sull’anello di Sant’Horst. Il suo ritrovamento confermerebbe la mia intenzione di servire Sigmar nel cammino della della retribuzione dei malvagi a qualsiasi costo, ma il Patriarca non conosceva nulla di tale anello.
Ho rifiutato la generosa offerta di restare a dormire al tempio di Sigmar, preferendo restare alla locanda per tenere d’occhio Mjolnir e il nano, decidendo comunque di servire al tempio dal mattino successivo come conversa.
Dopo aver spettegolato con le ancelle del tempio per cercare di socializzare un po’ ho saputo che per degli abiti nuovi ci sono i saldi al mercato elfico. Ero tentata di comprarmi qualcosa sulla bancarella più vicina, ma è impressionante la quantità di gente impicciona che c’è nella città del commercio pronta a consigliare ad una bella ragazza di andare a fare spese al mercato degli elfi (N.d.A. un pessimo esempio di railroading da parte del master).
Lacrima

martedì 26 marzo 2013

Finale con botto!!!



Middleheim, città maledetta, che resistesti alla liberazione caotica! Middelheim, città corruttrice che inducesti il vicario inviato da Korne al tradimento degli Dei! Middelheim, eccoci qui da te, per portare la purezza del Caos.

Giunti in città nottetempo, ci dirigemmo immediatamente alla casa del vicario, che le mie visioni avevano chiaramente indicato come il luogo dove colui che avremmo dovuto uccidere si preparava ad un rito sacrificale che avrebbe evocato un demone maggiore contro il volere degli Dei. Il nostro piano era semplice ed efficace: uccidere lui e tutti coloro che avremmo trovato nella casa.
Sfortunatamente, incontrammo degli imprevisti.

Ci introducemmo direttamente nel cortile della villa attraverso la rete fognaria, e ci dividemmo: mio fratello e l'elfo oscuro che avevamo aggregato nel viaggio planarono sul tetto, mentre io, von Baracca e Ulrich preferimmo entrare dal piano terra. Qui, qualcuno ci aveva preceduto: era un gruppo di avventurieri imperiali.
Ciò non avrebbe cambiato il nostro piano (uccidere tutti), senonché, appena Ulrich entrò nella stanza nella quale si trovavano questi figuri sfondando un muro divisorio, una donna, una maga della luce (e pertanto poco affidabile) lo apostrofò chiamandolo “fratello!”. I due si misero a parlare, ed io e von Baracca preferimmo temporeggiare, mentre la maga teneva a bada i suoi, salvo un prete sigmarita invasato che si lanciò contro Ulrich gridando e mulinando il martello che ammaccò la corazza del nostro compagno. Un colpo di Ulrich, comunque, calmò anche lui.
Mentre i due fratelli ritrovati discutevano di questioni familiari (ad esempio, venne fuori che la bambina in procinto di essere sacrificata era la nipote di Ulrich, e ad officiare il rito avrebbe provveduto una terza sorella), dal sotterraneo cominciò a venire fuori una nenia inquietante. Quasi contemporaneamente, alla porta comparve un ragno gigante: stavamo per attaccarlo, quando ci accorgemmo che era controllato da mio fratello, che veniva trasportato in stato di incoscienza dall'elfo oscuro.
Ciò scatenò ulteriori discussioni, anche perché fra i nostri interlocutori c'era una cacciatrice di elfi oscuri, e nel frattempo la maga della luce si era messa a familiarizzare con i tre mastini del Caos del fratello Ulrich: Strage, Sterminio e Sofferenza. Quasi un bel quadretto familiare, anche se i compari della maga sembravano un po' turbati dal fatto che la loro leader avesse un fratello mutato e una sorella che voleva sacrificare la figlia a Korne.
Ad un certo punto, decisi di rompere gli indugi:
“Sentite, facciamo così. Ora andiamo di sotto, massacriamo tutti e poi ci meniamo fra di noi”, proposi, e mi avviai deciso verso il sotterraneo, sperando che gli altri mi seguissero: gli Dei mi avevano dato il compito di interrompere il rito e l'avrei fatto, o sarei morto nel tentativo. E poi non ho mai capito chi si attarda a parlare quando può massacrare: la gente è strana!
Tutti mi seguirono.

Sotto, il rito era in pieno svolgimento: c'erano un sacerdote che stava tatuando la bimba, una decina di cultisti, il vicario e la sorella di Ulrich. Per inciso, il sacerdote era l'ex promesso sposo della maga della luce, che cominciava quasi a diventare simpatica, date le frequentazioni e le parentele. Tutti costoro continuarono ad esserci per un tempo molto breve: una raffica di proiettili magici, colpi di arma menati da braccia possenti li sbaragliò nel volgere di pochi minuti. Non appena fu chiaro che essi non potevano resisterci, cominciarono a volare coltelli e frecce anche fra di noi, per poi sfociare in aperti corpo a corpo.
Ma per noi non erano finite le sorprese: mio fratello, sempre inerte nello sforzo di controllare il ragno, fu ucciso da un fulmine globulare.
Chi aveva osato? Nessuno dei nostri nemici aveva lanciato incantesimi. Improvvisamente, da una colonna abbattuta durante uno scontro, comparve... NOSTRA MADRE.
Ma era lei? La mamma è sempre la mamma (anche se sei un essere del caos), e non dovrebbe trucidare i figli inermi: dovrebbe quanto meno affrontarli a viso aperto. Esitai, lo ammetto, ma stavo per contrattaccare, quando la luce venne meno e la stanza piombò nella più totale oscurità. Intravidi soltanto una miccia che si consumava, e non pensai ad altro che alla fuga. Ero appena uscito dalla casa, quando il boato la fece crollare. Ulrich, mio fratello e molti dei nostri alleati-avversari erano rimasti là sotto.
Non saprò mai chi aveva provocato l'esplosione.
La missione affidataci dagli Dei era compiuta, ma a quale prezzo!


domenica 24 marzo 2013

Lacrima, Penitente (Ex serva)



Lacrima
Questo è il profilo della zelante e devota penitente Sigmarita che sta cercando la gloria nell'eretica città di Marieburg. Per ora solo una sguattera ma sogna già di diventare un'assassina...




AC
AB
F
R
AG
INT
VOL
SIM
A
FE
BF
BR
M
PF
Iniziali
31
27
35
40
30
31
32
33
1
11
3
4
4
3(4)
Penitente
10

10
10
10
5
10
5

3








xx



x






Attuali
31
27
35
50
35
31
32
38
1
11
3
5
4
4
  
Mestiere cuoca, borseggiare, leggere e scrivere, cercare, ciarlare, mercanteggiare, percepire, pettegolezzo, schivare, conoscenza comune impero, intimidire, parlare lingua Reikspiel, torturare, guarire.

Minacciosa, fortunata, udito acuto, galateo, riflessi fulminei.

Follia 2

sabato 23 marzo 2013

Il tempio di sigmar

Al tempio mi presento come una conversa devota venuta a riportare la morte di Hildebrad, non certo come la penitente Sigmarita che per giusti motivi lo ha privato della vita.
Il patriarca del tempio di Simgmar è chiaramente una persona lassista e pigra che non prende seriamente il rischio della contaminazione del caos. Dovrò purtroppo scrivere al Priore Von Honkelstaff, se voglio assicurarmi che la piaga della contaminazione venga estirpata dallo Zarkvald e gli altri villaggi della zona.
Il patriarca invece è un entusiasta sostenitore del prescelto che è sorto in città. Si tratta di un giovane di nome Conrad, non ho capito bene l’età, forse addirittura un ragazzino. Anche il gran sacerdote aveva dei timori, ma sono stati completamente fugati dopo avergli parlato e dopo che anche il Teogono Esmer lo ha riconosciuto come eletto, visto il miracolo che il giovane aveva compiuto.
Questo ragazzo utilizzando un martello aveva ucciso da solo tre adoratori del caos che lo avevano aggredito. In tale occasione è stato notato che aveva il marchio della cometa a due code sul petto. Un simbolo naturale, non qualche strana sorta di tatuaggio o pittura.
Passi il fatto che non so chi sia peggio nella disputa fra Esmer e Volmark, che ha molto di mondano e poco di teologico. Passi anche il fatto se sia o no considerabile un miracolo che un ragazzino armato uccida tre cultisti, visto che io non sono stata in grado di ferirne neanche uno e ci ho quasi rimesso la vita. La parte sulla cometa a due code però mi ha fatto quasi andare per traverso l’acqua che avevo chiesto come ristoro, preferendo evitare la blasfema ebbrezza del vino.
Ma ci fu credenza più falsa fra i Sigmariti che l’astro a due code sia un simbolo della volontà di Sigmar. La verità emersa ai tempi di Mordheim e per cui noi sorelle siamo tacciate di eresia è che si tratti non di messaggi del nostro dio ma di carri demoniaci schiantatisi sul vecchio mondo.
Ora datemi un uomo con il simbolo della cometa a due code e io vi darò un indemoniato. Come il patriarca si sia fatto ingannare dimostra solamente la sua incompetenza.
Il peggio è che questo Conrad è partito a capo di quello che il priore a volte ha definito pellegrinaggio e altre volte crociata, per recarsi ad Altdorf e farsi riconoscere.
A questo punto stanca e tediata ho chiesto ciò che era necessario e che fino all’ultimo avevo tentato di rimandare. Che mi denudassero, legassero un palo e mi flagellassero per togliere gli ultimi residui della contaminazione di Slaneesh che potessero ancora essere sopravvissuti ad una settimana di intensa preghiera.
Lacrima

domenica 17 marzo 2013

Perduti...


Una tomba! Un'antica tomba di un grande guerriero di Khorne, nel cuore della foresta di Darkwud! Questa, questa la nostra prima meta, dove altri doni ci sarebbero stati elargiti per servire al meglio gli Oscuri signori, prima di compiere il nostro dovere di lotta contro i nemici e i traditori del Caos.

I sommi Dei parlano al Prescelto, all'Eletto con visioni, lo incitano a svolgere i suoi doveri di fedeltà, e quando mi ripresi ci mettemmo in marcia attraverso la foresta. I miei Signori mi guidarono facilmente verso il luogo, che raggiungemmo in capo a due giorni, dopo essere fuggiti nottetempo dalla città, in preda alla confusione della rivelazione (per cui abbandonammo i nostri equipaggiamenti).
Non eravamo i primi: c'erano trecce evidenti di uno scontro recente, la carcassa di un Minotauro della quale si stavano nutrendo un gruppo di Uominibestia, capeggiati da un altro Minotauro.
“Sangue per il dio del Sangue”, fu l'urlo di Ulrich nel lanciarsi all'assalto delle bestia, brandendo la sua ascia funesta e caricando con le sue nuovissime corna. Von Baracca non fu da meno, mentre io e mio fratello sostenevamo l'assalto lanciando incantesimi. L'impatto fu devastante – per le bestie. La precisione delle pistole di Von Baracca, le incornate e i colpi d'ascia di Ulrich, i miei proiettili magici (promemoria: devo esercitarmi un po' con gli sputi, sono molto meno efficace rispetto a quanto lo fossi con vecchie magie del fuoco) ridussero in breve tempo a pezzi i malcapitati. Mio fratello riuscì in un mirabile colpo magico, assumendo il controllo del Minotauro rivolgendone l'ira contro i suoi alleati, ma purtroppo non considerò la furia oramai scatenata di Ulrich, che finì la bestia prima che potesse davvero aiutarci.
Ma i nemici non erano all'altezza, con grande delusione di Von Baracca che non fu nemmeno ferito (essere ferito è la sua più grande passione, da buon seguace di Slaanesh)
Presto, comunque, potemmo pasteggiare con le carni dei nemici, mirabilmente cotte grazie alla magia del fuoco, che può ancora tornare utile.

Purtroppo, le bestie erano evidentemente state sconfitte nel precedente scontro: le porte della tomba erano aperte, l'edificio profanato. Entrammo nel cunicolo: Ulrich andò avanti, e subito cadde un trappola di frecce che gli si piantarono nel costato. Von Baracca chiese ed ottenne immediatamente di andare avanti, nella speranza di trovarne altre.
Invece, trovammo soltanto una spiacevolissima magia di luce (il che ci testimoniò che eravamo stati di poco preceduti da profanatori infedeli); due patetici demoni del sangue, che facemmo a brani sotto lo sguardo di Ulrich, che non trovava corretto massacrare esseri devoti al suo Signore Korne; infine, una sciocca trappola col sangue acido, facilmente disinnescata con l'invocazione di “sangue per il dio del sangue”. Von Baracca, deluso, volle almeno lavarsi le ascelle con l'acido rosso.
Finalmente, attraversato un passaggio segreto già aperto, penetrammo nella cripta sepolcrale: il sarcofago era stato aperto, il cadavere depredato di qualcosa, forse un collare, così come era stato parzialmente svuotata la sala dei trofei. Ma ci era stato lasciato un lago di fanghiglia che emanava energia caotica. Colto da una subitanea ispirazione, mi ci rotolai con voluttà, subito imitato dai miei seguaci, ed il Caos volle donarci nuovi doni.
Poco dopo, uscivamo dalla tomba, bellissimi con le nostre nuove corna, ali, paia di braccia supplementari, mani atrofizzate, occhi aggiuntivi e altri segni dell'amore degli Dei.
Era tempo di recarsi a Middenheim.

sabato 16 marzo 2013

L'ingresso a Marieburg

Arrivati alla porta della città di Marieburg ci siamo trovati di fronte a due esosi gabellieri che volevano ben venti corone d’oro per farci entrare. In una città che si è comprata con la truffa l’indipendenza dal resto dell’impero e ha emesso una condanna a morte contro un conte elettore, non ci si poteva aspettare altro che il ladrocinio dalle stesse guardie cittadine.
Ho comunque instillato in quegli sfaccendati abbastanza timore degli dei (o forse della tortura) da farci entrare pagando solo metà delle tasse e borbottando qualcosa sui Sigmariti che fanno sempre casino.
Purtroppo ora il gruzzolo che ho risparmiato per cambiarmi questi abiti lerci e bisunti, oltre che probabilmente contaminati dall’aura del caos, si è assottigliato e dovrò accontentarmi di merce di seconda scelta.
Una volta entrati ci è apparso chiaro che salvo le vie principali dove si commercia ogni genere di cose, fintanto gli esseri umani, il resto di Marieburg è semideserto.
Il nano decide di andare a portare il carretto in una rimessa e cercare una locanda. Lo abbiamo lasciato andare, dopotutto quanto mai sarà difficile ritrovare uno sventratore in città? L’unico sventratore in città? Avremmo scoperto a nostre spese che non era così facile...
Io invece mi reco al tempio e stranamente Mjolnir viene con me. Non sa se può fidarsi di me e non le do torto perché pure io ho molti dubbi su di lei, ma di certo è chiaro ad entrambe che non ci si può mai fidare di un nano sventratore che da un lato dovrebbe avere come unico scopo nella vita trovare una morte gloriosa e dall'altro ancora cerca di fingere di comportarsi come un normale essere vivente. Chiaramente il suo desiderio di morte ha già ottenebrato il senso comune.
Lacrima

giovedì 14 marzo 2013

Dubbi sulla maga devastante


Il viaggio di ritorno risulta essere più pericoloso dell'andata. L'artefatto si rivela senziente e dotato di una spiccata malvagità. Da subito instilla negli avventurieri dubbi e incertezza, anche ricorrendo a spiacevoli illusioni. Dopo un leggero litigio tra Von Castellan e Weldon, il teschio emette un fortissimo e straziante “urlo” avvisando tutte le bestie e creature del Drakwald della sua presenza. Il successivo scontro con un branco di uomini bestia è l'ultima cosa cui gli eroi hanno bisogno. Da subito si capisce che la battaglia sarà senza via d'uscita. Eldril, per natura più resistente alle lusinghe del caos, prende con se l'artefatto e cerca di impedire che il Teschio cada in mano alle creature del caos utilizzando le sua straordinarie capacità di cacciatrice. Tutto sembra inutile e Weldon in un estremo gesto di cavalleria ordina ai compagni di fuggire lasciando a lui il compito di rallentare i nemici e dare ai compagni il tempo necessario per mettersi in salvo. Von Castellan in primis e poi tutti gli altri suoi compagni non gli danno retta e gli si affiancano per combattere con lui l'ultima loro battaglia.
La lotta sta per concludersi a favore delle bestie, quando sopraggiungono 3 valorosi combattenti. Essi salvano prima Eldril, in leggera difficoltà e poi massacrano numerosi gor mettendo l'intero branco in fuga. Sono un gruppo di cacciatori di streghe, appartenenti all'Ordo Fidelis, sulle tracce dei curiosi avventurieri che cercavano informazioni su Gerard Kroen (uno degli assassinati dallo skaven, ndr). Il mistero s'infittisce.
Dopo svariate accuse reciproche, i due gruppi si chiariscono e stipulano una sorta di alleanza verso un nemico comune, il caos. Il dubbio cresce tra gli avventurieri quando Matthias Offer, capo del gruppo di cacciatori di streghe, durante una discussione con Kyrie, usa per chiamarla l'epiteto baronessa. Cosa lega veramente gli eroi? Perchè nessuno di loro conosce il passato degli altri?


Tornati a Middenheim, con la scorta dei cacciatori di streghe, i due gruppi si dividono, i fedeli di Sigmar non amano i seguaci di Urlic. Prima di andarsene Matthias spiega a Von Castellan come fare per contattarlo nel caso ce né fosse bisogno. Il tramite è la proprietaria della Locanda della Luna Rossa, tristemente nota a Weldon e Don Ghigno. Grazie a questa opportunità, Von Castellan riuscirà a prenotare un tavolo per Weldon e la sua amica Kyrie, ma questa è un'altra storia.
Raggiunto il tempio del dio dell'inverno però, non è ancora il momento per gioire. Dopo che padre Ranulf ricompensa gli eroi padre Odo lascia cadere il bicchiere d'acqua che stava bevendo per dissetarsi, cade a terra e comincia a mutare in una progenie del caos, qualcuno ha avvelenato l'acqua. Tocca a Sigfried e Frantz mettere fine alla misera vita di quello che un tempo era padre Odo. Anche altri preti tramutati in mutanti nelle cucine vengono uccisi. La situazione si stabilizza in poco tempo. Il gruppo è convocato dal Vicario in persona. Claus Liebnitz è un uomo mastodontico e possente, come si addice ad un prete di Urlic. La sua mole incute timore. Gli eroi ascoltano le parole del vicario, la situazione è critica e la città una polveriera, quindi chiede il massimo riservo sulla faccenda e quasi li obbliga ad indagare sulla mano che sta mettendo in atto questo attacco alla città del Lupo Bianco. 24 ore è il tempo a loro disposizione prima che la situazione degeneri.
Con l'aiuto degli amici dell'Ordo Fidelis, prontamente informati dell'accaduto, i nostri catturano un avvelenatore e dopo alcune convincenti domande anche il luogo dove si raduna il culto. Avvisato subito il vicario, vengono da questo fermati, il prigioniero ha rivelato tutto: tra due giorni si terrà un'importante raduno ed una grande rituale che vedrà coinvolti tutti i membri della setta, conviene aspettare il momento opportuno.

Il Teschio d'Ottone


Il gruppo viene ingaggiato da padre Ranulf, un prete di Urlic, per un'importante impresa. Le loro gesta, compiute fin'ora (seppur non di fondamentale importanza), sono un importante risorsa, in una città alla disperata ricerca di eroi. Il loro compito consiste nello scortare padre Odo, un visionario prete cieco, anch'egli di Urlic, alla ricerca di un santuario del caos, nei meandri della foresta del Drakwald. Nel tempio è custodita una reliquia del caos che deve essere distrutta. A guidarli lunga la strada, nell'epica impresa saranno le caotiche visioni del prete.
Tre giorni servono agli eroi per raggiungere la loro agognata meta. Un gigantesco obelisco indica il luogo, a guardia di esso è posto un possente minotauro.
Un feroce scontro, che coinvolge anche diversi uomini bestia è la tappa successiva per raggiungere l'ingresso del santuario dedicato ad un campione di Khorne. Il nano Brokk deve usare tutta la sua diplomazia per sbarazzarsi del fastidioso guardiano, gli eroi accedono al complesso.


Diversi cunicoli si snodano sotto l'obelisco, la struttura disegnata su di una pergamena riproduce il simbolo di Khorne, a cui appunto è dedicato. Kyrie sfrutta i suoi devastanti poteri per illuminare i corridoi e supporta il gruppo quando la situazione si fa critica durante uno scontro con due schiavi del sangue, antichi demoni, difensori dei segreti di Khorne. Superate diverse insidie e trappole e dopo aver sconfitto degli scheletri, guidati da Von Castellan, giungono nella camera di sepoltura del campione e recuperano con qualche difficoltà e molti dubbi l'artefatto, il Teschio d'Ottone.

domenica 10 marzo 2013

Servitori del caos


A volte, ci sono eventi della vita che aprono gli occhi, che costringono a riconsiderare tutto quanto si è sempre considerato un valore. Incoerenza? No, è solo attraverso queste mutazioni che l'uomo può giungere alla sua pienezza.
Ero ancora immaturo e vecchio quando, con i miei compagni, decisi di seguire un indizio (ed era invece un segno del Destino!): il nome dell'artigiano inciso sull'anello multifunzionale (dotato di lente e lama a scomparsa) posto al dito della mano del nostro amico fantasma. Si trattava di un artigiano-inventore molto noto in città, che aveva realizzato macchine davvero mirabolanti. Quando bussammo alla sua porta, ci venne ad aprire uno strano mezz'uomo dal pesante accento della Tilea del Sud: l'inserviente del Maestro.
-        Venite per il lavoro? - ci chiese.
Così asserimmo, e fummo così ammessi alla presenza del Maestro, nel suo mirabolante antro dove si ammassavano macchine per il volo planato umano, foderi per estrazione rapida, armi a ripetizione, e addirittura una nave adatta alla navigazione subacquea, già pronta ad una partenza di emergenza nelle profondità del prossimo fiume. E chissà quante altre mirabilie.
Tutto ciò aveva portato ricchezza al nostro, ma anche grattacapi: regolarmente, degli uomini mascherati venivano ad esigere, con minacce, una forte somma di denaro. Sarebbero tornati anche quella sera, e la nostra missione era punirli severamente, senza che fosse possibile capire chi fosse il mandante. Per questo avremmo incassato 100 monete d'oro a testa: avremmo comunque aiutato il bisognoso, ma così l'avremmo fatto più volentieri.

Dopo la cena, Ulrich e mio fratello accompagnarono sul tetto il nostro ospite, che voleva sincerarsi del funzionamento di uno strano marchingegno che aveva impiantato per raccogliere l'elettricità dei fulmini. Io rimasi di sotto con il nano e von Baracca, perché pioveva, ed io odio la pioggia.
Bene, avevo ragione a non voler uscire alle intemperie. Tempo quattro minuti, ed ecco quello che vidi e sentii:
-        urla selvagge;
-        mio fratello che scendeva tutte le scale con il deretano, quasi ammazzato da un fulmine che si era scaricato sul marchingegno;
-        Ulrich che precipitava in giardino (rompendosi una gamba) insieme ad un altro uomo, morto sul colpo, che si rivelò essere una spia di Nuln.
Mai uscire con la pioggia.
Stavamo ancora meditando su cosa fare del cadavere, quando udimmo bussare alla porta: erano i ricattatori. Convincemmo il Maestro a pagarli ancora per questa volta, e li seguimmo mentre si allontanavano nel Silenzio. “Nel Silenzio” non significa che fossimo furtivi, il nano in particolare produceva un rumore d'inferno: significa che mio fratello aveva lanciato l'incantesimo “silenzio” per non farci scoprire.
In un modo o nell'altro, comunque, riuscimmo a seguire i malviventi sino alla caserma della guardia! Quei criminali mascherati erano i cosiddetti tutori dell'ordine locali!
La situazione si complicava, così tornammo dal Maestro per decidere il da farsi. Avevamo una mezza idea di ammazzarli e di inscenare un tafferuglio con la spia di Nuln, ma appena arrivati il mezzuomo sudtileano ci annunciò tutto soddisfatto di aver completamente bruciato il cadavere: una bella faticaccia, ma ne era valsa la pena!
Meno soddisfatto fu il Maestro, che decise seduta stante di abbandonare la città con la sua nave sommergibile. Ci lasciò metà del compenso pattuito e se ne andò, autorizzandoci a prendere ciò che volevamo dal laboratorio, nella mezz'ora che sarebbe passata prima della distruzione della casa: non avrebbe lasciato nulla ai suoi concittadini.
In effetti, trovammo materiali molto utili: Ulrich e von Baracca, in particolare, rintracciarono armi eccezionali, una lancia magica il primo, una pistola a ripetizione il secondo (si trattava solo di imparare ad usarla).
Mio fratello, invece, cercò un piccolo laboratorio per analizzare la pozione che aveva trovato nel tempio di Tzeeenich che avevamo sconsacrato. Nel farlo, aprì il botticino: fu l'illuminazione! Il suo rantolo ci chiamò, per aiutarlo, e fu lui ad aiutare noi. O meglio, la pozione. Evaporava rapidamente, e noi ne inalavamo i potenti effluvi, abbandonando il nostro vecchio io. Il corpo soffriva, ma si mutava, si mutava in meglio con i doni del Caos, e così le nostre menti si aprivano alla conoscenza della Verità. Avevamo sempre servito gli schiavi e i deboli, invece il mondo appartiene a chi sa superare questo moralismo da servi. L'umanità deve andare avanti, migliorare nella mutazione e farsi più forte, secondo la sola regola universale, quella della sopraffazione!
Non avevamo eliminato il tempio nella foresta a caso: eravamo stati prescelti dal Caos per sostituire i suoi inetti servitori del luogo.
Ed io, io sono l'Eletto.